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Maciej Majzner ci racconta i pro e i contro di essere un regista di sfilate di moda

Anche se dietro le quinte di tutto il grande evento, quale è la sfilata, c’è uno staff di persone che sono responsabili dei singoli elementi, è proprio il regista che è responsabile dell’aspetto visivo. Inventa, coordina, controlla e si assicura che l’effetto finale sia perfetto. Questo è stato il ruolo svolto da Maciej Majzner durante il Supervision Fashion Show. Sempre pronto ad aiutare, socievole e gentile, ha raccontato alla nostra redazione sulla sua professione.

Irradia una vera professionalità e un sacco di calore. Maciej Majzner parla molto volentieri della sua professione e appositamente per i nostri lettori ci invita dietro le quinte.

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La moda era sempre presente nella sua vita. Maciej Majzner ha l’anima dell’artista, che gli permette di creare straordinari eventi e sessioni visionarie. Dedica tutta la sua anima all’industria della moda e quando fa qualcosa, lo fa al 101%. La sua ultima creazione, la sfilata online MODIVO x escarpe.it, ha ricevuto decine di parole gentili. Come racconta Maciej della sua professione? Con entusiasmo e con grande dedizione!

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Chi è Maciej Majzner e cosa deve affrontare in qualità di regista di sfilate?

Come si diventa regista di sfilate di moda?

Probabilmente se si chiedesse ai registi di sfilate mondiali della loro storia, ognuno ne racconterebbe una diversa. Non c’è un’unica via e un campo di studio “regia di sfilate di moda”, e forse non sono molti i registi cinematografici o teatrali che vorrebbero occuparsi strettamente della regia di sfilate di moda. È una certa combinazione di eventi, circostanze, interessi e abilità. Nel mio caso questa combinazione è stata benefica. Il mio interesse per la moda, in realtà da quando mi ricordo, è coinciso con il fatto che dall’età di dieci anni facevo ballo da sala. Ho ballato con le miei partner in molti tornei e spettacoli, ed ero sempre quello nella mia coppia che pensava con quale musica ballare, come vestirsi, quali effetti speciali aggiungere e come costruire l’atmosfera. Quelli erano probabilmente dei primi passi nella regia.

Come mai hai scelto proprio questa professione?

Vengo da Łódź, che anni fa ha ospitato il più grande evento di moda in Polonia, la Fashion Week. Ricevevo inviti alle sfilate, passavo giornate intere a guardarle e serate agli after party, dove incontravo gente della moda. Ed è così che ho conosciuto alcuni giovani designer che pianificavano sfilate alla settimana della moda. Parlavamo del fatto che ero interessato a dirigere le sfilate, raccontavo loro delle mie idee, che gli piacevano, e così nel 2011 ho creato le mie prime due sfilate proprio alla Fashion Week. Poi è iniziato tutto a muoversi, costruivo il mio portfolio, avevo qualcosa da mostrare quando parlavo con lo stilista riguardo l’organizzazione della sua sfilata. E così quest’anno passano dieci anni dalla mia prima sfilata.

Come intendi il concetto di moda? Che cos’è per te?

La moda è il mondo intero per molte persone legate ad essa e che lavorano in questo settore. Io ho un approccio leggermente diverso. La moda è importante per me e ha un posto significativo nella mia vita. Ma in realtà la considero come un elemento di questa vita, la mia quotidianità. I vestiti fanno parte di ogni giorno della mia vita. È qualcosa che mi accompagna tutto il giorno, e mi fa sentire bene, e determina anche come vengo percepito. Questo è sicuramente dovuto alla mia educazione, i miei genitori, anche se non provengo da una famiglia benestante, hanno sempre dato molta importanza a come si vestivano e a come vestivano me. La moda è semplicemente una parte della mia vita che amo e che mi fa sentire bene. Ma non voglio aggiungere ideologia e dire che mi emoziono, che conosco la storia della moda – non è così.

Ho un approccio diverso alle sfilate, e quindi al mio lavoro. Per me è uno spettacolo. Proprio come il balletto o l’opera hanno bisogno di un’ambientazione, anche una collezione di vestiti ne ha bisogno. Certo, ci sono anche le sessioni, ma chiunque sia stato ad una sfilata, anche un completo profano, capisce di cosa sto parlando. Sono emozioni, qualcosa che commuove, è arte.

Cosa trovi più affascinante in questo lavoro?

Ah, potrei parlarne a lungo! Lavorare come regista di sfilate combina molti elementi che mi fanno sentire le farfalle nello stomaco. In più, amo il teatro, ma sono sempre stato più incuriosito dal retroscena del teatro che dallo spettacolo stesso. Quello che succede dietro il palcoscenico, il modo in cui il palcoscenico si muove, il modo in cui appaiono le scenografie, i camerini, i corridoi. La sfilata di moda è molto simile al teatro. Devo ammettere che mi è sempre piaciuto essere un leader. A scuola mi piacevano le recite, i concorsi di recitazione. Mi piace stare davanti al palco quando le luci cadono su di me. Questo fa sbocciare il piccolo e complicato ragazzo, che è ancora nascosto dentro di me, e sa che è in un buon posto. Sognavo di diventare un modello, di avere quei due minuti di passerella tutti per me. Non sono diventato un modello, ma ho le mie due ore sulla passerella quando faccio le prove con i modelli. E c’è molta più eccitazione quando inizia la sfilata. Questo è proprio un lavoro che mi fa venire i brividi a parlarne.

C’è qualcosa che metteresti nella lista degli svantaggi di questa professione?

Io non ne vedo. Certo, potrei dire che è un lavoro duro, che passiamo parecchie ore al giorno sul set, che mi dimentico di mangiare, il che mi fa perdere peso, che non dormo abbastanza e sono stressato. Tutto questo è vero. Ma penso che le persone che enfatizzano così tanto questi “difetti” vogliono semplicemente accrescere la loro posizione. In fondo, se dicono che è una professione così difficile, saranno più apprezzati, unici. Io non vedo i difetti. Ogni volta che il team è stanco in un dato giorno, quando organizziamo una sfilata, io dico attraverso il microfono: “Carissimi, siamo stanchi, lo so. Ma pensate che stiamo facendo una cosa bellissima, che abbiamo un lavoro che amiamo, che può sembrarci pesante ora, ma non è un lavoro in fabbrica o nel settore sanitario”.

Secondo te, la professione di regista di sfilate si può imparare oppure ci si nasce?

Servono entrambe le cose. Per tutte le professioni artistiche occorre nascere con “quel qualcosa”. Tuttavia, non è che hai “questa cosa”, entri sul set di una sfilata e la fai. Io iniziando sapevo sempre quale era la mia idea per la sfilata, cosa volevo presentare, cosa dire, cosa mostrare. Ma per farlo accadere, ho dovuto imparare un sacco di cose tecniche. Il mio successo è stato sicuramente il fatto di saper instaurare facilmente buoni rapporti e trasmettere i miei pensieri, descriverli. Grazie a questo, sono nate le mie prime sfilate. Perché il team tecnico – i ragazzi dell’illuminazione, degli effetti speciali, etc. – mi capivano e accendevano le luci proprio come l’avevo immaginato. Non era così facile però, perché ero nuovo, quindi dovevano riuscire ad approcciarmi. Negli anni successivi ho imparato molto, ma sottolineo sempre che una sfilata è un lavoro di squadra. Senza un buon tecnico delle luci e dell’audio, un regista non può fare nulla da solo, nemmeno se è nato con un grande talento.

In cosa consiste in pratica il tuo lavoro?

Il lavoro del regista è praticamente tutto, tranne l’aspetto delle modelle o dei modelli, cosa che si può vedere in passerella. Il regista è responsabile della creazione del concetto generale della sfilata o dell’evento. Lo crea insieme al designer o alla persona responsabile della marca con cui lavora. Come regista elaboro il concetto della scenografia, l’aspetto della passerella, l’illuminazione dell’intera sfilata, se (e quali) usiamo effetti speciali, di solito scelgo anche la musica. Naturalmente, a seconda del budget dell’evento, mi capita di collaborare con lo scenografo o il DJ, che crea un brano completamente nuovo dedicato alla sfilata. Ma finora sono state di solito le mie idee. Faccio molta attenzione alla musica, perché a mio parere è quella che produce di più l’atmosfera. È come a teatro, prima che si alzi il sipario si sente già la musica, che mette lo stato d’animo giusto.

Da cosa pensi che dovrebbe iniziare chi vuole diventare un regista di sfilate?

Dal riflettere su quello che sarà il suo lavoro principale. La realtà è che ci sono pochissime sfilate di moda in Polonia, che anche se ci sono alcuni registi nel paese, penso che nessuno di noi vive veramente solo di quello. Ho sempre considerato le sfilate come un lavoro secondario, un hobby, grazie al quale posso realizzare i miei sogni, ma anche come una fonte di reddito complementare. Tuttavia, se qualcuno è già sicuro di voler fare questo, consiglio il percorso che ho fatto io. Ho guardato un sacco di sfilate dal vivo, quando potevo cercavo di unirmi al team di persone che le organizzavano, anche solo per incollare le scarpe. Questo mi insegnava com’è il lavoro da dietro le quinte. Osservare e ascoltare è stata una grande esperienza di apprendimento, da cui è sempre bene iniziare.

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Non possiamo fare a meno di chiederti dei tuoi abiti preferiti. Hai delle chicche nel tuo guardaroba?

Considero la moda e i vestiti come la mia vita quotidiana. Non ho capi che sogno, per i quali pagherei una cifra colossale o venderei l’anima. A volte penso che se fossi ricco indosserei abiti di Dries Van Noten, ma non lo sono, quindi non li indosso. Mi vesto nelle catene di negozi, scovo le chicche, preferibilmente in saldo. Certe volte sono vestito da 100 euro. Sento spesso dire che sembro vestito con abiti firmati, la gente mi chiede dove ho preso quel capo. Allora dico subito: da Zara con 50 euro. Non voglio dire che sia diverso. Questa è la realtà e non c’è bisogno di spacciarsi per un esclusivo. Sono cresciuto in una casa dove non c’erano molti soldi, ma quando guardo le foto dei miei genitori, non riesco a credere che erano sempre così ben vestiti. Li ringrazio per questi geni e per avermi insegnato ad abbigliarmi bene senza spendere troppo.

Esistono vestiti che non ti piacciono?

Oh, un sacco! Non voglio dire che non metterò mai una cosa, perché forse un giorno avrò voglia di scatenarmi. Ma ci sono molti vestiti di questo tipo. Non mi metterò a elencare i modelli, ma di sicuro non indosserò mai qualcosa di banale. A volte mi chiedo da dove la gente prenda dei vestiti così scialbi. Loro, invece, mi guardano come uno strambo, chiedendosi dove ho preso la giacca bianca e i pantaloni larghi… Ma sì, non indosserò mai abiti che mi facciano apparire uno qualunque. Questo uccide la personalità.

Con quali scarpe ti senti più a tuo agio?

Sono un tipo preciso per quanto riguarda le scarpe che indosso. In autunno e in inverno di solito indosso le chelsea boot, e da qualche anno anche gli stivali texani. In primavera e in estate punto sui mocassini, adoro quelli in stile retrò, tipo da nonno. Mi piacciono molto le espadrillas e i sandali, ma solo in vacanza. Adoro le scarpe che mettono il puntino sulla “i” nell’outfit. L’abito nero lo completo con scarpe ricoperte di lustrini. Mi piacciono i motivi pitonati e zigrinati, e l’effetto invecchiato. Non sono di certo un pappagallo con scarpe colorate. Ultimamente sto pensando alle Dr. Martens, ma questo deve maturare.

Quali scarpe non indosserai mai?

Proprio come per i vestiti, non voglio dire che non indosserò mai certe scarpe. Ma ho un problema con le scarpe sportive. Non so come indossarle, le trovo scomode, le metto solo nei miei giorni liberi con le tute, ma in quel caso indosso sempre un cappotto o una giacca di pelle, in modo da non apparire completamente sporty.

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Direttore e-commerce MODIVO – Aleksandra Szol-Tułecka e regista della sfilata – Maciej Majzner

Dai un’occhiata anche qui: Resoconto del MODIVO & escarpe.it Supervision Fashion Show – una sfilata di moda online esclusiva >>>

Durante la produzione di Supervision Fashion Show, nonostante parecchie ore di registrazione in studio e la piena disponibilità ad agire, Maciej Majzner non perdeva il sorriso. È un vero professionista, e guardarlo all’opera è puro piacere e ispirazione!

Il testo originale dell'articolo è stato tradotto e adattato alla versione italiana del blog escarpe.it da Maja Sobon.
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