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Tutto quello che devi sapere sulle scarpe loafer

Sono prive di lacci, quindi sono facili da indossare. Le loafer fanno parte di uno stile molto specifico. Sono anche incredibilmente comode. In passato erano molto popolari tra gli studenti della prestigiosa Ivy League negli USA. La loro storia è abbastanza ingarbugliata ed è difficile trovare una fonte che conferma, come e dove sono nate effettivamente.

Foto copertina: Alex Hudson, Unsplash

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A differenza di tanti altri tipi di calzature, le loafers non hanno una storia semplice. Una delle sue versione dice, che siano una particolare variante dei mocassini. Ma gli esperti della moda classici e gli storici non sono d’accordo.

La prima è legata alla Gran Bretagna e al desiderio del Duca di Windsor. A quanto pare, aveva bisogno di un paio di scarpe comode per camminare a casa, o per meglio dire – a corte.

La seconda è un po’ più esotica e dice, che le loafer sono state create dal norvegese Nils Gregoriusson Tveranger. Questi avrebbe presentato un incrocio tra le scarpe dei nativi americani e i pescatori norvegesi.

Prima, però, di raccontarti meglio la storia dei loafer, vorrei chiarirti come è fatta questa scarpa.

  • Sono delle scarpe slip on e pertanto non possiedono lacci;
  • Loafer è una scarpa bassa, e quindi la caviglia è scoperta;
  • La suola e la tomaia sono due elementi separati;
  • Loafers sono spesso dotati di un tacchetto;
  • La struttura della tomaia è simile ai mocassini;
  • Nella parte alta della tomaia c’è a volte un cinturino in pelle, chiamato saddle, ovvero una specie di sella.
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Photo by David Lezcano,Unsplash

Queste caratteristiche possono riferirsi non solo alle loafers. Quindi purtroppo possono indurre in errore. Potrebbe trattarsi benissimo anche dei mocassini. Esistono però alcune differenze, che permettono di distinguere questi due tipi di calzature.

  • Le loafers hanno il tacchetto, e i mocassini no;
  • A differenza dei mocassini, i loafer sono privi di elementi decorativi e ricami sulla tomaia;
  • Le modalità di fabbricazione di ciascuno dei modelli sono diverse. Le loafers vengono realizzate con il metodo standard di produzione delle scarpe, ovvero alla tomaia creata viene attacata la suola. Nei mocassini, invece, la pelle è in un certo senso la suola. In altre parole, i mocassini non hanno la tipica suola, nel vero senso della parola.

Il consiglio dell’esperto:

Non confondere le scarpe slip on con le loafers. Spesso si trovano le scarpe slip on, come per esempio le oxford, che però non hanno le caratteristiche tipiche dei loafer.

Un’altra differenza importante, ma invisibile a occhio nudo, è anche il fatto che la leggenda di ciascuna delle calzature è nata in due continenti diversi.

Ai fini del presente articolo, la storia delle loafer verrà presentata in modo non cronologico, ma per i loro tipi. In questo modo, ti sarà più facile distinguere i rispettivi sottotipi di queste calzature.

Nel 1847, a Londra, Matthew e Rebecca Wildsmith aprirono una piccola bottega con il nome Wildsmith Shoes. Lo scopo principale della manifattura fu la creazione di scarpe nuove e la riparazione delle scarpe per il battaglione Mounted Regiment di Sua Maestà, facente parte del prestigioso Household Cavalry.

Quasi 40 anni dopo, il nipote dei Wildsmith, Raymond Lewis, ha ricevuto una richiesta dal Re Giorgio VI. Gli ha chiesto di creare delle scarpe, con cui il re si sentisse a proprio agio, passeggiando per i corridoi del suo palazzo. Gli obiettivi principali erano che le calzature fossero prive di lacci e dotate di un piccolo tacchetto.

Il concetto e la struttura delle scarpe di Raymond somigliavano ai mocassini. Non si sa, però, se il creatore era consapevole della loro esistenza, oppure egli stesso ebbe una simile idea. Presto, in commercio è apparso il modello 582, ora noto semplicemente come Wildsmith Loafer, destinato ad uso in ambienti interni e attribuito allo stile casual.

All’inizio del XX secolo, il summenzionato Nils Gregoriusson Tveranger, in una cittadina norvegese, ha presentato al mondo le loafers. Il protagonista di questo paragrafo, all’età di 13 anni fece un viaggio in America settentrionale. Ci ha passato 7 anni, imparando l’arte di creare le scarpe. Nel 1930 ha presentato il progetto dei loafers.

Allora si chiamavano Aurland MoccasinL’ispirazione per crearle furono due fonti diverse. La prima erano i mocassini indossati dalla tribù Iroquois , la seconda – le calzature tradizionali dei pescatori di Aurland.

Le scarpe di Gregoriusson diventarono molto popolari in Europa, e grazie alle numerose gite nel Vecchio Continente e all’interesse per il modello, hanno attirato l’attenzione anche dall’altra parte dell’Atlantico. La scarpa è stata apprezzata persino dai redattori della prestigiosa rivista Esquire.

Nel 1933, colse l’occasione di business la famiglia Spaulding, che iniziò a produrre il proprio modello della scarpe ispirata al Aurald Moccasin. Lo chiamarono… loafer. In quel periodo, questo modello era già la tipica scarpa slip on in America.

Con l’aumento della domanda di loafers, nel 1936 ha presentato le sue proposte l’azienda G.H. Bass, che notabene,esiste fino ad oggi e produce le scarpe in questione. G.H. Bass ha chiamato il suo modello autoriale di loafer Weejuns, ed era caratterizzato da un cinturino in pelle con un’incisione a forma di diamante. Le Weejuns erano molto popolari negli USA soprattutto tra i giovani che si stavano preparando per andare in università. Dentro questa fascetta a forma di diamante era in uso infilarvi una monetina (penny) come portafortuna, proprio per questo venivano chiamate Penny Loafer.

Un’altra versione della storia del nome di Penny Loafer era, che negli anni ‘30, 2 centesimi bastavano per effettuare una chiamata d’emergenza. Ecco perché in ogni scarpa c’era nascosto 1 penny. Indipendentemente dalla versione dei fatti, le scarpe di G.H. Bass hanno guadagnato il nome dei classici nella comunità di Ivy League.

Lo sai che…?

Negli anni ‘30, il Duca di Windsor era un grande amante delle Penny Loafer? Il principe indossava spesso le scarpe bicolore bianco-marroni con l’abito.

Finora non è chiaro quali siano le radici della marca, che per prima ha deciso di fare l’esperimento con le famose nappine (dall’inglese tassel). Alan Flusser, che si occupa della moda classica, sostiene che è stata la società Alden.

Tuttavia, è difficile trovare qualsiasi informazione che confermasse questa affermazione.

Quel che è certo è che questo elemento decorativo è stato ideato dall’allora capo di Alden, Arthur Tarlow Senior. Nel 1950, Tarlow ha lanciato sul mercato le prime loafer con tassels, ossia con le nappine. Le scarpe combinavano due stili – di New York e di Los Angeles – e in un attimo fecero successo. La richiesta di creare una versione speciale di queste calzature fece ad Alden anche l’azienda Brooks Brothers, che fino ad ora possiede nella propria offerta un modello con decorazioni, che è considerato un prodotto esclusivo.

Lo sai che…?

Il presidente degli USA, Harry Truman indossava le scarpe derby con nappine? Non è mai stato visto, però, in scarpe loafer con questo dettaglio.

Sebbene, le loafer con nappine erano popolari negli USA e indossate anche con l’abito, in Europa c’era una moda diversa. Le loafers erano sempre considerate come scarpe casual, e pertanto la gente era piuttosto riluttante a indossarle con abiti formali. Sono state rifiutate anche nelle città, dove prevaleva la moda classica ed elegante. A parte l’Italia, dove queste calzature erano un po’ più conosciute. Le cose cambiò Gucci, che nel 1968 lanciò sul mercato i loafer con un dettaglio oro simile alla briglia, che si trovava ovviamente sulla fascia di pelle, che come ben sappiamo, ha la forma di sella.

Lo sai che…?

Lo stile proposto da Gucci era appoggiato da John. F. Kennedy, che era un grande amante delle loafers.

Gucci, da quando aprì il suo ufficio newyorkese (anno 1953), osservava la popolarità dei loafer e lavorava ai propri progetti. Lo stilista ha modificato soprattutto il colore delle scarpe. Finora erano di solito marroni, ma Gucci ha optato per la pelle nera. Grazie a ciò, le loafer diventarono più formali, fino ad essere accettabili (ricordati, accettabili) in abbinamento con l’abito. Solo negli store in USA, Gucci vendette 84 mila paia della sua versione autoriale dei loafers. La scarpa è praticamente diventata l’uniforme dei broker di Wall Street. Presto, questa tendenza è arrivata anche in Europa.

Il consiglio dell’esperto:

Le loafer non sono e mai saranno una scarpa formale. Sono invece molto particolari e combinano in modo perfetto lo stile classico e casual, creando un look quasi ideale. Quasi, perché gli esperti di moda sconsigliano di abbinare i loafers agli abiti formali, mentre suggeriscono di sperimentare con i blazer sportivi.

Alla variante belga è connessa una storia interessante. Henri Bendel la creò nel 1950. Si distingueva per il caratteristico fiocco a papillon, per le doppie cuciture e per i colori e i materiali mai usati finora.

Henri Bendel, oltre a decorare le scarpe con il piccolo papillon e impiegare la pelle zigrinata, era noto anche per aver guarito l’industria calzaturiera in Belgio. Ed proprio alla vendita di loafer sia da donna che da uomo.

Attualmente, le loafers vengono impiegate volentieri negli outfit in stile casual. Specialmente in primavera e in estate, quando vanno bene sia per l’ufficio, che per un look meno formale, come ad es. un blazer estivo e i pantaloni chino. Si possono indossare anche in spiaggia e per una serata al pub.

Il testo originale dell'articolo è stato tradotto e adattato alla versione italiana del blog escarpe.it da Maja Sobon.
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